Grovigli Freak Circus



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Tutto ciò che ruota attorno ad Aloe Vera

ha poco a che fare con la primavera,

ma i ritratti di famiglia sono importanti,

sia per i demoni che per i santi.


Occulto e segretezza sono il dress code

per poter accedere alla verdeggiante, alternativa Area 51

popolata da un clan che degli eccentrici è il raduno.

 

Intrighi, cospirazioni,

in definitiva teoria del complotto e Illuminati,

i potenti del pianeta s’inchinano

dinnanzi alla lobby degli strampalati,

perché, sebbene anche nel mondo vegetale

oggigiorno vi sia tanta confusione,

i tempi sono maturi per una vitaminica rivoluzione.

 

D’altronde la stessa maturazione della disubbidienza avviene in sordina,

svelando il compiuto cambiamento dalla sera alla mattina.

 

E se l’ora più buia è quella che precede l’alba

sono comunque sessanta minuti tensivi

concessi pure ad Aloe per fissare la morente luna scialba;

sufficiente a renderla sbiadita, pallida, livida per l’arrivo del nuovo sole,

svilita, ugualmente, nell’immaginarsi relegata in ordinate aiuole.

 

Freme per il ritorno della notte,

in una struggente attesa detestabile quanto un girasole,

si sollazza perciò cantando coi sostenitori,

non prima di aver propinato loro un centrifugato

di pompelmo, limone, rafano, zenzero e wasabi,

per far schiarire le gole.


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Mistress confidenzialmente riconosciuta

da una comunità di assoggettati,

adeguatamente travestiti,

in borghese Aloe declina la responsabilità

di ruoli categorici e definiti,

quindi, in merito al beverone fluidificante,

non respinge la velata accusa

di switchare subdolamente

dal sadismo alla filantropia,

svia piuttosto il discorso

buttando tutto in dedizione alla famiglia,

appigliandosi all’amicizia che non è un’utopia,

giacché l’unione fa la forza e,

specialmente in un presente dal futuro poco chiaro,

ciascun componente di una band è più unico che raro.


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